La ritirata russa dalla Siria segna un duro colpo per Mosca, Putin minaccia l’Occidente con missili ipersonici: escalation o strategia?
La recente ritirata russa dalla Siria rappresenta uno dei peggiori fallimenti strategici per Mosca negli ultimi decenni. Dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, il principale alleato di Vladimir Putin in Medio Oriente, l’esercito russo si è trovato costretto a negoziare l’evacuazione delle proprie truppe. La colonna di veicoli russi che ha lasciato Damasco il 16 dicembre simboleggia la perdita di un avamposto cruciale per il Cremlino.
La sconfitta in Siria: un fallimento strategico
Questo ritiro segna la fine di decenni di presenza russa in Siria, iniziata in epoca sovietica. Le basi costiere siriane, fondamentali per il controllo strategico del Mediterraneo, rischiano ora di passare nelle mani dei nuovi padroni del paese. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha confermato che il futuro di queste infrastrutture rimane incerto, mentre la Russia si trova costretta a rivedere le sue ambizioni geopolitiche.
Le minacce di Putin all’Occidente e la crisi geopolitica
In risposta alla crisi siriana, Vladimir Putin ha adottato la strategia che gli riesce meglio: la minaccia. Il presidente russo ha accusato l’Occidente di voler spingere la Russia verso un “limite oltre il quale non potrà più arretrare”. Il focus della sua rabbia è il progetto statunitense di dispiegare missili a raggio intermedio in Europa entro il 2026, considerati da Mosca una minaccia diretta al proprio territorio.
Putin ha dichiarato che la Russia è pronta a rispondere con i missili ipersonici Oreshnik, testati recentemente in Ucraina. Questo annuncio non è solo una dimostrazione di forza, ma anche un tentativo di distogliere l’attenzione dalle debolezze strategiche del Cremlino. La perdita della Siria rappresenta una battuta d’arresto imprevista, soprattutto alla vigilia di eventi cruciali come l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca e le nuove trattative diplomatiche sull’Ucraina.
La crisi siriana ha ricordato al mondo che Vladimir Putin non è invincibile. Nonostante le recenti avanzate in Ucraina e la divisione politica dell’Europa, la Russia si trova ora in una posizione di vulnerabilità. Le sue speranze di consolidare uno status da superpotenza globale si scontrano con la realtà di un Medio Oriente instabile, dove nemmeno il supporto militare e diplomatico può garantire successi duraturi.
La mossa di minacciare l’Occidente riflette una tattica collaudata: creare incertezza tra i rivali, spingendoli a chiedersi se Putin stia bluffando o faccia sul serio. Tuttavia, questa strategia potrebbe non bastare a nascondere l’evidente indebolimento della posizione russa sulla scena internazionale.